Google Tag Manager Guida a uno Strumento Indispensabile

Pubblicazione: 10 Gennaio 2023
Google Tag Manager può sembrare l’ennesima funzionalità dal nome complicato e destinata a confondere ma, in realtà, è uno strumento essenziale per chi si trova in possesso di uno o più siti web e vuole poterli sfruttare al massimo. Vediamo come!
Chi si trova a gestire uno o più siti sa che una parte fondamentale del lavoro riguarda la raccolta e l’analisi dei dati sul traffico generato dai siti stessi: il numero di visitatori, le pagine più “cliccate”, se vengono generate conversioni (click su telefono, indirizzo e-mail e altri elementi utili per le statistiche), quanti e quali acquisti vengono portati a termine (nel caso degli e-commerce), e così via.
Per compiere queste analisi esistono ovviamente diversi strumenti, come ad esempio Google Analytics e Pixel Facebook, ma non solo; per fare in modo che funzionino, basta integrare delle stringhe di codice, gli snippet, all’interno del sito che si vuole monitorare.
Ovviamente è possibile inserire più di uno snippet nel proprio codice, a seconda dei diversi tipi di monitoraggio che si vogliono compiere, ma qui cominciano i primi problemi: alcuni potrebbero entrare in conflitto tra loro, la presenza di troppi in contemporanea potrebbe rallentare il sito, senza contare la costante esigenza di tenerli aggiornati (affinché non riportino dati errati), che prevede una continua modifica del codice, il che aumenta il rischio di errori.
Per fortuna però, qui interviene Google Tag Manager a semplificare le operazioni.
GTM è una piattaforma gratuita, nata nel 2012, che ha sempre più preso piede come metodo semplice ed efficace per monitorare le proprie pagine web. Ormai più del 99% dei siti che utilizzano un qualche sistema di monitoraggio si affida a esso.
Il suo funzionamento è semplice: permette di associare moltissimi tool di marketing – con cui è convenzionato – e di gestire tutti i tag da un’unica interfaccia, in modo molto più semplice e intuitivo, soprattutto se non si è molto esperti di codice. A tal proposito, all’interno dei siti monitorati si dovrà inserire un unico snippet, ovviamente in tutte le pagine che si vogliono tenere d’occhio.
I suoi vantaggi sono molteplici, anche perché, oltre all’inserimento dei tag, propone tutta una serie di funzionalità utili per la gestione dei siti in modo ottimale, a partire dall’apprezzatissimo strumento di anteprima, che permette di testare il funzionamento corretto dei nuovi tag, prima ancora di inserirli definitivamente nel sito.
Non solo, GTM tiene in memoria tutti i cambiamenti che vengono effettuati, permettendo così di poter ritrovare e ripristinare backup specifici al bisogno. I tag vengono poi caricati nelle pagine monitorate in modo asincrono per non rallentarne il caricamento, e lo stesso avviene con i cookies, anche se per un’altra, importantissima, ragione: vengono installati solo se gli utenti li hanno accettati tramite apposito banner, secondo le nuove norme del GDPR; in caso contrario, rimangono bloccati.
Insomma, Google Tag Manager continua a rivelarsi uno strumento utilissimo in più di un frangente, anche e soprattutto grazie alla sua duttilità, e alla sua capacità di essere utilizzato sia per le sue funzioni base, sia da chi possiede una conoscenza informatica maggiore e può personalizzare i suoi strumenti a piacimento.
Pare superfluo dirlo, ormai: come per ogni altro strumento messo a disposizione dalla multinazionale, serve un account Google per poter utilizzare GTM. Con esso, si può aprire anche un account Tag Manager, che crea in automatico un primo contenitore, di cui indicare tipologia (se per dispositivo fisso o mobile), Paese e a che sito si deve collegare.
In questo modo viene fornito lo snippet Google da inserire nel codice. Ecco, ora GTM e sito sono collegati, e tutte le modifiche si possono fare direttamente dal pannello di controllo, che è sempre bene tenere organizzato attraverso le cartelle, in cui suddividere i tre elementi fondamentali di questo strumento: Tag, Attivatori e Variabili.
Vediamo innanzitutto cos’è un TAG: si tratta di un comando che esegue azioni specifiche sul sito a cui è collegato, ed è bene averne uno diverso per ogni sito che si desidera monitorare. In GTM il tag è a due parti, dato che il suo codice va inserito in parte nella head del sito, in parte nel body, subito dopo l’apertura. Il modo per distinguere i tag è trovare il loro id, sempre composto da “GTM-” seguito da un codice alfanumerico di 7 cifre.
Gli ATTIVATORI, in inglese triggers, servono per attivare o meno i tag quando una determinata azione viene soddisfatta, infatti si dividono in attivatori di attivazione e di blocco. Infine, le VARIABILI si scrivono dentro a due graffe {{ — }} e sono informazioni aggiuntive, necessarie per fare in modo che il tag e l’attivatore funzionino correttamente. Anche esse sono di due tipologie: ne esistono di integrate, ovvero già predefinite all’interno di GTM, e di personalizzabili dagli utenti a seconda delle loro esigenze.
Speriamo che dopo questa breve consulenza Google Tag Manager non sia più un mistero per voi, e che siate pronti a sfruttare le sue molteplici possibilità.
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